Sono cronopatico
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Riesco ad essere sereno con me stesso solamente nel momento in cui utilizzo il mio tempo per lavorare, studiare o andare in palestra.
Questo poiché sono delle attività che percepisco come produttive e in grado di aumentare le mie performance mentali e fisiche.
I momenti in cui non faccio nulla di tutto ciò il mio cervello ha comunque la necessità di connettersi a dei pensieri collegati a tali attività.
Ho passato gli ultimi due anni costantemente connesso, giorno e notte, a pensare al lavoro e allo studio.
Il fatto di sedermi sul divano 10 minuti mi faceva, e tutt’ora mi fa, sentire nell’ozio.
Il mio cervello non è in grado di accettarlo, finendo per farmi sentire sofferente.
Tutto ciò potrebbe essere stato scaturito dal bisogno di essere un passo avanti rispetto al giorno prima, con il bisogno ossessivo di raggiungere dei risultati per il mio futuro.
Cercare di migliorare la produttività mi portava a notti insonni, dato che la mente era costantemente attiva e impegnata a riflettere.
La cronopatia
Leggendo ho scoperto che tutto ciò si delinea in un disturbo cognitivo definito “cronopatia”.
Questa forma di ossessione era fortemente accentuata negli anni passati, fin tanto che iniziò a rendere complicate le relazioni con chi mi circondava, in quanto non ero capace di concedermi momenti di relax o di svago, pena il sentirmi sofferente e insoddisfatto.
Si venne a formare un circolo vizioso.
Ricordo che iniziai a chiudermi in casa 12-14 ore al giorno per lavorare e portare avanti i miei progetti.
Mangiavo, lavoravo e dormivo nella stessa stanza, iniziando inoltre a percepire il sonno come una perdita di tempo che mi rendeva inefficiente.
Il mio obiettivo erano e sono le performance, portandomi a ritenere le 24 ore insufficienti.
Tutto ciò costruiva una nebbia sempre più fitta attorno a me.
Quando ci preoccupiamo di essere produttivi, è facile ignorare il nostro universo interiore.
La cronopatia può allontanarci dalle nostre stesse emozioni. Non abbiamo il tempo per ascoltarle e identificare eventi emotivi rilevanti.
Le relazioni sociali
Ignoravo le persone, le attività esterne e quanto altro caratterizzava il mio contesto di vita. Ignoravo il momento presente orientandomi esclusivamente al futuro.
Era come una goccia che cadeva lentamente in un bicchiere.
Quest’ultimo a lungo andare si va a riempire, fino a che l’acqua fuoriesce.
Questo per indicare la situazione di stress nella quale ero immerso senza però rendermene conto.
Dopo molte, moltissime, gocce il mio bicchiere non permetteva di accogliere altra acqua, portando questa a straripare.
Il bornout
Il famoso “bornout”, pensavo fossero solo dicerie, l’ho provato sulla mia pelle.
Il mio corpo e il mio cervello si arreso al forte stress al quale ero sottoposto.
Insonnia, febbre, emicrania, dolori muscolari iniziarono a prendere il sopravvento su di me, per tre settimane.
Una volta uscito dal bornout non mi sentivo più io, iniziai a perdere la mia motivazione e la mia ossessione sulle performance.. ero stanco.
Dopo circa un mese iniziai a riprendermi, ma con un differente modo di vedere le cose.
Dopo altri due mesi iniziai a rendermi maggiormente consapevole di me stesso.
La situazione oggi
La distinzione oggi sta sull’equilibrio tra le mie attività inizialmente citate e ciò che mi sento di voler fare.
L’organizzazione e il sapermi dire “no” hanno cambiato le cose.
Una volta che mi organizzo so che devo conciliare ciò che voglio fare in quel tempo preciso, senza farlo sfociare nell’eccesso.
Ma cosa più importante ho iniziato a vivermi meglio il momento presente, il qui ed ora, grazie alla propensione di auto-regolarmi.. il dire “no” a me stesso.
Se un tempo per dedicarmi allo studio saltavo l’allenamento o il stare con i miei cari ora ho invece compreso come queste rimangano attività importanti.
Se ad esempio tempo fa avevo sonno o mal di testa continuavo a lavorare, in quanto il riposo mi avrebbe provocato insoddisfazione cronica, oggi invece mi fermo.. mi dico di no.
Comprendo quanto sia importante stare bene e lucidi.
Mi riposo quando ne ho bisogno, mi alleno quando devo farlo e sto con le persone care quando desidero farlo.
Ho ancora molta strada per imparare ad accettarlo per stare spensierato, però come si suole dire: non tutti i mali vengono per nuocere.
Forse avevo proprio bisogno di una sberla in faccia dalla vita per iniziare a ragionare e a stare bene.
Una volta, per quanto produttivo, ero freddo, schivo e distante da me stesso e dalla vita.
Ora comincio a vedere il mondo a colori.
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